Bustarelle e regali in cambio di permessi di soggiorno: cosa rischiano i poliziotti corrotti

Bustarelle e regali in cambio di permessi di soggiorno: cosa rischiano i poliziotti corrotti

Condannati al carcere e al pagamento di una multa i due polizotti che falsificavano i permessi di soggiorno.

Due poliziotti, marito e moglie, sono stati condannati in Primo grado per aver chiesto soldi e regali in cambio di permessi di soggiorno.

È quanto accaduto a due poliziotti della Questura di Prato, Maria Cristina Massaro e Roberto Brunetti, coinvolti nell’inchiesta sui permessi di soggiorno facili concessi a cittadini cinesi in cambio di bustarelle e regali.

Correva l’anno 2016 quando una consulente del lavoro italiana e una mediatrice culturale cinese confessarono di essere state i punti di congiunzione tra gli stranieri e la vicedirettrice dell’Ufficio immigrazione della Questura di Prato.

Le due donne, condannate rispettivamente a 1 anno e 2 mesi con il patteggiamento e a 2 anni con rito abbreviato, portarono alla luce il sistema di favoreggiamento portato avanti dai due coniugi.

I fatti

Stando alle dichiarazioni della consulente e della mediatrice, i due poliziotti accettavano mazzette e regali in cambio del rilascio di permessi di soggiorno a cittadini cinesi che non erano in regola per ottenerlo.

Le ipotesi di reato emerse portarono all’arresto dei due poliziotti con l’accusa di corruzione. Gli avvocati di parte hanno evidenziato lacune nelle investigazioni e incongruenze nelle testimonianze; tuttavia, i due coniugi poliziotti sono stati condannati in Primo grado.

La sentenza

I due coniugi, entrambi poliziotti, erano indagati dal 2016, in forze presso la Questura di Prato, con l’accusa di aver rinnovato permessi di soggiorno a cittadini cinesi che non erano in regola in cambio di regali.

La Procura della Repubblica di Prato aveva chiesto 8 anni di reclusione per Maria Cristina Massaro, vicedirigente dell’Ufficio immigrazione, e 6 per Roberto Brunetti, ispettore capo della Digos.

La sentenza in Primo grado ha ridotto la pena a 5 anni di carcere per la poliziotta (3 anni in meno) e a 3 anni e 2 mesi per il poliziotto.

Come riporta TvPrato.it, il presidente del collegio giudicante Silvio De Luca ha poi dichiarato per Maria Cristina Massaro l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed è stata interdetta legalmente per la durata della pena; e Roberto Brunetti interdetto dai pubblici uffici per la durata di 5 anni.

È stato assolto “perché il fatto non sussiste” il terzo imputato, Paolo Frassetti (assistito dall’avvocato Michele Nigro), medico di famiglia di Brunetti, per un altro filone di indagine, quello che ipotizzava la truffa ai danni dello Stato per assenze dal lavoro del poliziotto (anch’egli scagionato da questa accusa) dovute a motivi di salute, suffragati da certificati medici.

Ricorso in Appello e multa

Intanto, la battaglia legale prosegue in Appello. Si tratterebbe di un ricorso in formato ridotto per effetto di una sfilza di assoluzioni e prescrizioni che, se da una parte hanno alleggerito la posizione dei due poliziotti, dall’altra hanno comunque portato, per i reati rimasti in piedi, a “condanne - la parola di Ciappi e Cini (avvocati dei poliziotti) - che appaiono ugualmente troppo severe”.

Nel frattempo, la Corte dei conti ha condannato moglie e marito poliziotti a restituire complessivamente quasi 140mila euro.

Argomenti correlati: Reato Polizia di Stato