Augusta, aggrediti due poliziotti penitenziari. Il Sippe: “Sempre meno agenti nei colloqui”

Augusta, aggrediti due poliziotti penitenziari. Il Sippe: “Sempre meno agenti nei colloqui”

Sono finiti in prognosi riservata i due agenti della polizia penitenziaria aggrediti da un detenuto magrebino che lamentava non fosse stato abbastanza il tempo concessogli per il colloquio con i familiari.

Augusta: due agenti della Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente da un detenuto, mentre un terzo agente ha subito minacce di morte.

L’uomo di origine magrebina ha lamentato, senza alcun fondamento e con gesti inconsulti, che il suo colloquio con i familiari fosse stato interrotto prima del tempo.

Secondo quanto raccontato dai testimoni il comportamento ingiustificato del detenuto avrebbe fatto sorgere l’allerta nell’intera struttura carceraria, provocando sussulti tra tutti i presenti. I due poliziotti aggrediti fisicamente sono, ora, ricoverati in Ospedale in prognosi riservata.

Il detenuto aggressore sarà sicuramente sottoposto ad un procedimento penale all’interno del carcere con conseguente inasprimento della pena per cumulo dei reati.

L’episodio

Nonostante il colloquio non fosse stato prenotato con le consuete regole del carcere, considerata la posizione particolare del detenuto magrebino, il 21 dicembre gli era stata concessa la possibilità di abbracciare i familiari.

I colloqui con i familiari rappresentano nel nostro sistema penale, infatti, il primo passo per il reinserimento del reo all’interno della società.

L’uomo è, in proposito, coinvolto in un ulteriore procedimento disciplinare a causa di una lite all’interno del carcere con altri detenuti. L’amministrazione carceraria, in vista di favorire l’affettività tra un soggetto in evidente stato di crisi e i suoi familiari, si era pertanto determinata nell’autorizzare il colloquio non previsto.

Al termine del tempo concesso però il detenuto ha deliberatamente ritenuto non fosse abbastanza. Si tenga presente che le ore destinate ai colloqui sono scandite da più di un orologio sincronizzato, non è quindi possibile che le ragioni avanzate dal detenuto abbiano un qualsiasi fondamento.

Questa ennesima aggressione ai danni dei poliziotti penitenziari si colloca all’interno di un lungo filone di episodi, che dovrebbero far riflettere su eventuali riforme volte a tutelare l’incolumità fisica degli agenti.

La denuncia del Sippe

Negli ultimi anni si è registrata una diminuzione del personale della Polizia Penitenziaria addetto ai colloqui. E non solo: secondo la denuncia che perviene dal Presidente Nazionale del Sindacato della Polizia Penitenziaria (Sippe), Sebastiano Bongiovanni, sarebbero in corso numerose trattative tra il Dap e i sindacati volti a una diminuzione del personale della Polizia Penitenziaria con funzioni di vigilanza negli incontri tra i detenuti e i loro familiari.

Qualora riforme in peius fossero attuate a farne le spese sarebbe ancora una volta la Polizia Penitenziaria. Si ci domanda, lecitamente, in circostanze eccezionali quali quelle di un’aggressione come possano farvi fronte sempre meno addetti alla vigilanza.

In proposito Bongiovanni spiega:

"I sindacalisti e la parte pubblica dovranno riflettere bene prima di sottoscrivere e attuare modus operandi sfavorevoli per i dipendenti, al punto da esporre i lavoratori a seri rischi per la propria incolumità. Diminuire il personale di polizia penitenziaria nell’area colloqui determinerebbe un vero e proprio fallimento professionale e se ciò dovesse verificarsi non sarà difficile individuare i responsabili visti gli interessi comuni che hanno portato a certi inverosimili prese di posizione che rischiano di rompere definitivamente ogni equilibrio di un settore fortemente impoverito da una politica dirigente disastrosa."