Quanto guadagnano (veramente) i detenuti che lavorano in carcere?

Quanto guadagnano (veramente) i detenuti che lavorano in carcere?

Lo stipendio dei detenuti è stato recentemente aumentato dell’83%, arrivando così ad una media di 7€ lordi per ogni ora di lavoro.

Lo stipendio dei detenuti che lavorano nelle carceri italiane è stato recentemente oggetto di un incremento visto che, dopo anni in cui le mercedi erano rimaste bloccate (dal 1993) il Governo ha deciso di adeguarlo a quanto stabilito dalla legge.

L’incremento è stato dell’83% con lo stipendio medio di un detenuto che lavora in carcere salito a circa 7€ l’ora. Dopo la decisione del Governo Gentiloni di aumentare lo stipendio dei carcerati che lavorano non sono mancate le polemiche: la più accesa è stata quella mossa dal segretario generale del Sappe - Donato Capece - secondo il quale è impensabile che un detenuto che lavora in carcere guadagna circa 1.000€, una retribuzione non molto lontana dallo stipendio di un agente di Polizia Penitenziaria.

Viste queste polemiche è bene far luce su quanto guadagnano effettivamente i detenuti che lavorano nelle carceri e qual è il motivo per cui il Governo ha dovuto provvedere ad un aumento della retribuzione.

Lavoro in carcere: cosa dice la legge

È l’articolo 15 dell’ordinamento penitenziario - nonché la legge 354/1974 - ad individuare il lavoro come uno degli elementi di trattamento rieducativo. Per questo motivo, salvo i casi di impossibilità, al detenuto deve essere assicurata un’occupazione lavorativa.

Nel dettaglio, l’articolo 20 dello suddetto ordinamento sottolinea che il lavoro è obbligatorio per tutti i detenuti condannati e per tutti coloro che sono sottoposti alla misura di sicurezza della colonia agricola e della casa di lavoro. Parimenti, negli istituti penitenziari bisogna favorire la partecipazione a corsi professionali.

Obbligare un detenuto a seguire un lavoro, però, non ha carattere afflittivo né tantomeno rappresenta un inasprimento della pena; si tratta, infatti, di una forma di organizzazione necessaria alla vita della comunità.

Allo stesso modo, e qui arriviamo al punto centrale del nostro articolo, il lavoro in carcere deve essere remunerato, con un compenso calcolato in base alla quantità e qualità di lavoro prestato, in misura non inferiore ai 2/3 del trattamento economico stabilito dal CCNL del settore di riferimento.

Perché lo stipendio di chi lavora in carcere è stato aumentato

Il problema è che le mercedi di chi lavora in carcere erano bloccate dal lontano 1993, con i detenuti che quindi percepivano stipendi di molto inferiori rispetto a quanto stabilito dalla legge.

Prima della decisione del Governo di adeguare le retribuzioni dopo decenni di stallo, infatti, un detenuto impiegato in carcere guadagnava appena:

  • dai 3,38€ ai 3,71€ l’ora se addetto ai servizi di istituto;
  • dai 3,62€ ai 4,03€ l’ora se muratore, imbianchino, idraulico, elettricista;
  • dai 3,48€ ai 3,98€ l’ora se lavoratori agricoli;
  • dai 3,44€ ai 3,77€ l’ora se metalmeccanici;
  • dai 3,30€ ai 3,78€ l’ora a chi opera nel settore tessile;
  • dai 3,05€ ai 3,95€ l’ora se calzolai;
  • dai 3,69€ ai 4,13€ l’ora se falegnami.

Queste retribuzioni quindi erano totalmente inferiori rispetto a quanto previsto dai CCNL dei settori di riferimento, ecco perché una volta usciti dal carcere molti detenuti facevano causa all’amministrazione vincendola, ottenendo così risarcimenti dai 2.000€ ai 20.000€. Insomma, il Governo era quasi obbligato a procedere con l’adeguamento della mercede, visto anche quanto stabilito dalle varie pronunce della giurisprudenza.

Anche se la retribuzione è stata aumentata dell’83%, arrivando così ad una media di 7€ lordi, è bene sottolineare che difficilmente un detenuto arriva a guadagnare uno stipendio di 1.000€ come sostenuto dal segretario generale del Sappe; vediamo perché.

Quanto guadagna veramente un detenuto?

Con una paga lorda di circa 7€ per arrivare ad uno stipendio di 1.000€ al mese bisogna lavorare per circa 30 ore a settimana, cosa che raramente avviene. L’attuale media lavorativa di un detenuto in Italia, infatti, è di un paio di ore al giorno.

Solo in pochi infatti hanno un lavoro stabile, e sono ancora meno coloro che lavorano con orario full time di 6 ore al giorno (più il riposo settimanale). La maggior parte, infatti, lavora per poche ore al giorno ed inoltre per pochi mesi all’anno: ecco perché solitamente si parla di qualche centinaia di euro al mese.

Da questa retribuzione poi bisogna sottrarre altre spese visto che non è assolutamente vero, come dichiarato dal segretario Capece, che in carcere si ha vitto e alloggio gratuito.

Dal 2015, infatti, la quota di mantenimento prevista per il detenuto è stata aumentata a 3,62€ per ogni giornata di presenza, per un totale quindi di 108,60€ al mese che vengono sottratti dalla paga percepita per il lavoro svolto.

Vi è poi una parte di retribuzione che inizialmente viene trattenuta per essere inserita in un fondo vincolato, con il denaro accumulato che poi sarà consegnato al detenuto al momento della scarcerazione. In questo modo si cerca di evitare che questo, una volta tornato in libertà, non abbia alcuna somma di denaro alla quale attingere nonostante il lavoro svolto nei mesi o negli anni di detenzione.