Polizia senza assicurazione INAIL. Chi paga in caso di infortunio?

Polizia senza assicurazione INAIL. Chi paga in caso di infortunio?

Gli agenti di Polizia non hanno un’assicurazione INAIL e in caso d’infortunio le spese ricadono su di loro. Vediamo nel dettaglio cosa accade quando un poliziotto rimane ferito in servizio.

Affidare la sicurezza del Paese alle Forze dell’Ordine, che non possiedono a loro volta un’assicurazione dai rischi che corrono, mentre svolgono il proprio lavoro, sarebbe un assurdo paradosso.

Eppure è l’amara realtà che si nasconde dietro il lavoro degli agenti Polizia e dei Vigili del Fuoco.

Chi protegge la vita dei cittadini non è protetto e tutelato dallo Stato e dall’assicurazione INAIL, ossia l’organo predisposto dallo Stato per le assicurazioni infortuni sul lavoro.

I poliziotti o vigili del fuoco, rimanendo senza un’assicurazione, a meno che il singolo non cerchi di provveda da sé, si trovano dunque in difficoltà davanti a un incidente sul lavoro.

Vediamo meglio nel dettaglio cosa accade quando un agente di Polizia o un Vigile del Fuoco rimane ferito in servizio.

Cosa accade quando un agente di Polizia si fa male sul lavoro?

La Polizia di Stato, come i Vigili del Fuoco, non possiede la copertura INAIL e quindi gli agenti non possono beneficiare dei vantaggi dell’assicurazione statale. Un paradosso dato che sia il corpo di Polizia che quello dei Vigili del Fuoco, come le altre forze dell’Ordine, sono esposti a innumerevoli rischi o incidenti.

Nel caso in cui un agente debba recarsi al Pronto Soccorso, a seguito di un incidente, il primo accesso al PSO rimane gratuito, ma tutto quello che ne consegue dovrà essere pagato, anticipato dall’agente e poi successivamente rimborsato.

Ecco quindi che ticket, visite mediche, terapie, cure specialistiche e riabilitazione diventano un problema per i dipendenti della Polizia, che si trovano da soli nel dover fronteggiare le spese.

Negli anni si sono tenuti diversi interventi in Parlamento, ma nonostante i vari appelli la situazione è rimasta invariata.

Cosa accade quando un Vigile del fuoco si fa male sul lavoro?

Purtroppo l’iter non cambia nemmeno per i pompieri che rimangono feriti: le spese mediche saranno a loro carico.

Nel caso del corpo dei Vigili del Fuoco, però, la situazione non è sempre stata questa. Infatti prima del 2013 i dipendenti potevano far conto sulla tutela dell’ONA (Opera Nazionale di Assistenza), disdetta dal Governo nel 2013 per mancanza di fondi

Quando avviene il rimborso delle spese

I soldi spesi per le cure sono anticipati dal dipendente, il quale poi può richiedere il rimborso. La restituzione delle spese, però non è sempre garantita. Infatti il rimborso avviene solo nel caso in cui venga riconosciuta la causa di servizio.

Purtroppo per poter far riconoscere questa causa si apre una lunga trafila burocratica che richiede dei tempi molto lunghi per poter riconoscere la causa di servizio.

Le alternative

Nel frattempo le alternative non sono molte. L’unica soluzione è quella sottoscrivere un’assicurazione privata.

Tuttavia, nei casi più gravi ma non solo, non tutti gli agenti di Polizia e Vigili del Fuoco sanno che esiste la possibilità d’inoltrare al Ministero degli Interni la domanda per vittime di dovere.

Chi sono le “vittime di dovere”

Le vittime di dovere nascono come concetto negli anni ’70. Inizialmente le vittime di dovere erano esclusivamente gli appartenenti alle forze di Polizia, feriti o uccisi nel contrasto della criminalità.

Con la legge 266/05 interviene una radicale innovazione ampliando enormemente non solo la platea dei potenziali destinatari, ma anche la casistica delle attività in occasione delle quali si possono riportare lesioni o infermità che fanno sì che le vittime siano riconosciute come appunto vittime di dovere.

Bisogna infatti guardare al comma 563 e 564 per vedere se i danni riportati possano essere sufficienti per richiedere tale status.

Per poter meglio approfondire le procedure è possibile consultare il sito di ANPS (Associazione Nazionale della Polizia di Stato).