Forze Armate: vent’anni al femminile

Forze Armate: vent'anni al femminile

Quest’anno ricorre il ventennale della legge che ha permesso alle donne di entrare nelle Forze Armate.

Quest’anno ricorre il ventennale della legge 20 ottobre 1999, n. 380, la Delega al governo per l’istituzione del servizio militare volontario femminile.

Le donne sono ormai una presenza costante nelle Forze Armate, sia in ambito nazionale che internazionale. La componente femminile è infatti una risorsa fondamentale nelle interazioni con la popolazione civile locale nelle operazioni di peace keeping e peace building.

Le donne militari sono un elemento importante che coniugano forza e coraggio nei processi di stabilizzazione e nel mantenimento della pace.

Il deputato di Forza Italia, Simona Vietina, si esprime così:

Alle oltre 14mila soldatesse, impegnate ovunque e in tutti i settori, e che rappresentano risorse importantissime anche per le missioni internazionali, va la mia più profonda gratitudine per l’alto senso del dovere, delle Istituzioni, della Patria, per il loro impegno quotidiano a difesa del prossimo", afferma il deputato di Forza Italia, Simona Vietina.

Le tappe

Nel 1963 fu presentata la prima delle numerose proposte di legge per l’istituzione del servizio militare volontario femminile nelle Forze Armate. Nel 1992 si realizzò il primo esperimento di donne soldato, a Roma nella caserma dei “Lancieri di Montebello”, per 29 ragazze che svolsero le normali attività militari di addestramento.

Nel 1995, l’Associazione nazionale aspiranti donne soldato (Anados) rivestì un ruolo molto importante nella promozione dell’arruolamento volontario femminile e nell’accesso alle carriere nelle Forze Armate.

Al 1997 si data il disegno di legge delega, per poi giungere alla legge 20 ottobre 1999, n.380, che permise l’accesso effettivo delle donne nelle Forze Armate.

I primi bandi di concorso per il reclutamento nelle Accademie uscirono in Gazzetta Ufficiale il 4 gennaio 2000: l’esito fu sorprendente, con un’adesione femminile superiore al 50% delle domande presentate.

Le donne nelle Forze Armate

Il reclutamento, la formazione, l’addestramento, lo stato giuridico e l’avanzamento del personale militare femminile hanno seguito i principi e i criteri di pari opportunità tra uomini e donne.

Nei primi anni successivi all’apertura degli arruolamenti era precluso al personale femminile il servizio nei sottomarini, oggi invece gli impieghi sono in tutto e per tutto uguali agli uomini. Ci sono infatti pilote di aerei ed elicotteri, fanno parte degli equipaggi dei carri armati, bersagliere, alpine e paracadutiste.

L’unica eccezione è riferita ai reparti speciali delle Forze Armate in cui ancora non si ha una presenza femminile in quanto i test fisici di accesso si riferiscono ancora solo a parametri prettamente maschili.

C’è ancora un po’ di strada da fare poi per quanto riguarda le posizioni di potere nelle Forze Armate: solo nel 2022 si avrà la prima donna colonnello e nel 2030 la prima donna generale.

Con questo provvedimento l’Italia colmò una lacuna rispetto agli altri Paesi europei e Nato che da tempo avevano impiegato il personale femminile.

La situazione nel mondo

Il Paese con il più alto numero percentuale di donne in servizio attivo è l’Ungheria (20%), seguita dalla Lettonia (16.2%), dalla Slovenia (16.1%), dalla Grecia (15.5%) con gli Stati Uniti (15.5%).

In Francia, dove vengono reclutate da ormai 50 anni, le donne rappresentano il 10% del personale militare e sono sostanzialmente distribuite in tutti i corpi militari, fatta eccezione per quelli speciali.

Nel Regno Unito la percentuale è simile, anche se il personale femminile non può essere impiegato in diversi corpi, tra cui i Royal Marines, i reparti di Cavalleria e di Fanteria, rimanendo alcune specialità militari ad esclusivo appannaggio maschile. Nelle Forze Armate tedesche, le donne hanno una presenza simile a quella italiana, attorno al 5% del totale.

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