Paola Gentile - 13 febbraio 2022
Corruzione: quali sono i casi a rischio
Un altro reato molto diffuso nella Pubblica amministrazione è la corruzione. Si rischiano fino a dodici anni di carcere.
Dopo avere analizzato i casi relativi alla concussione di cui può macchiarsi il dipendente della Pubblica Amministrazione, passiamo ad analizzare la corruzione, molto spesso associata al primo reato illustrato, per scoprire quando si verifica, in quali contesti è più diffusa e quali sono i casi in cui ci si può commettere tale illecito.
Corruzione: in cosa consiste e chi riguarda
La corruzione è un reato sancito dal Codice penale. La corruzione riguarda la condotta del pubblico ufficiale che riceve denaro, meglio noto come tangente, o altri benefici che non gli sono dovuti.
Suddetto reato porta alla violazione di norme che implicano un danno economico sia per la collettività che per il privato. Favorire un lavoro in cambio di una “mazzetta” aumenta i costi per la realizzazione della stessa ed allunga notevolmente i tempi per la sua realizzazione oltre a generare risvolti ancora più nefasti: la mancata realizzazione dell’opera.
Come si articola il reato di corruzione
A differenza della concussione dove il pubblico ufficiale fa leva sulla sua posizione di forza nei confronti del privato per estorcergli denaro e dunque indurlo a pagare, nella corruzione è il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio a percepire l’utile previo accordo con il privato.
Alla base della corruzione c’è un vero e proprio “contratto” tra le parti.
Nell’ordinamento giuridico italiano, il concetto di corruzione può ascriversi a diverse matrici criminose disciplinate nel Libro II - Dei delitti in particolare, Titolo II - Dei delitti contro la Pubblica Amministrazione del Codice penale.
Tutte le matrici criminose sono basate su alcuni elementi fondamentali:
- Reati del pubblico ufficiale;
- Accordo con il privato;
- Denaro o dazio da pagare o altri benefici.
Quali sono i reati di corruzione
In Italia il reato di corruzione si articola in diversi aspetti, ciascuno con una specifica norma con il quale viene riconosciuto, punito e sancito dal Codice penale:
- Art. 318 - Corruzione per esercizio della funzione pubblica, riguarda chi nel compiere un esercizio della funzione pubblica riceve, per sé o per altri, una somma di denaro che non gli spetta;
- Art. 319 - Corruzione per Atto contrario ai doveri d’ufficio, riguarda chi viola i doveri di fedeltà, correttezza e onestà, oltre a quelli riguardanti la trattazione di un determinato affare;
- Art. 319 ter - Corruzione in Atti giudiziari, riguarda chi compie atti illeciti per favorire o danneggiare una parte nel processo civile, penale o amministrativo;
- Art. 319 quater - Induzione indebita a dare o promettere utilità, riguarda chi compie o ha compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro o altre utilità, o ne accetta la promessa;
- Art. 320 - Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, riguarda chi svolge un pubblico servizio e lo fa dietro compenso da parte di terzi.
Quali sono le pene per il reato di corruzione
Le pene a cui va incontro chi si macchia del reato di corruzione variano in base alla tipologia di illecito commesso.
Come abbiamo già osservato esistono vari tipi di corruzione. Per quella normata dall’art. 318 “Corruzione di esercizio della funzione pubblica” la pena è da uno a sei anni di carcere.
Tale corruzione è definita “impropria antecedente”, in quanto la promessa e la dazione gli vengono fatte prima che egli compia l’atto illecito.
Se il pubblico ufficiale riceve la retribuzione per un atto d’ufficio da lui già compiuto, la pena è della reclusione fino a un anno.
Per quella normata dall’art.319 “Atto contrario ai doveri d’ufficio” è prevista la reclusione da sei a dieci anni. Considerata come la forma più grave di corruzione propria in quanto danneggia la Pubblica amministrazione, violandone i principi di buon andamento e imparzialità (art.97 della Costituzione).
Di tale reato può macchiarsi anche un consigliere regionale per comportamenti assunti durante la sua attività legislativa, dal momento che egli, esercitando l’attività legislativa, ricopre la funzione di pubblico ufficiale, secondo quando stabilito dall’art. 357 c.p.
Per quella normata dall’art. 319 ter “Corruzione in Atti giudiziari” la pena va dai sei ai dodici anni; mentre per l’art. 319 quater “Induzione indebita a dare o promettere utilità” la pena è dai sei ai dieci anni.
Per quella normata dall’art. 320 “Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio” si applicano le sanzioni previste dagli artt. 318 e 319. Le pene sono ridotte in misura non superiore a un terzo.
Cosa rischia il corruttore
Colui che corrompe, così come chi viene corrotto, rischia delle pene molto gravi:
- Art. 321 - Pene per il corruttore, vengono applicate le spesse sanzioni previste per chi è corrotto;
- Art. 322 - Istigazione alla corruzione, riguarda chi cerca senza riuscirsi di corrompere un pubblico ufficiale o un incaricato del pubblico impiego. In questo caso le pene sono ridotte di un terzo;
- Art. 322bis - Corruzione di membri e funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri (legge n. 300 del 29 settembre 2000).
Cosa succede in caso di condanna o patteggiamento
Secondo quanto stabilito dall’art. 322 ter del Codice penale, in caso di condanna o patteggiamento scattano immediatamente due provvedimenti, indipendenti dalla condanna:
- Confisca dei beni ascritti a chi si è macchiato del reato sia corrotto o corruttore;
- Riparazione pecuniaria commisurata a quanto ricevuto dal pubblico ufficiale. Tale riparazione sarà versata in favore della Pubblica amministrazione.
Molte Associazioni, da anni, stanno portando avanti campagne di sensibilizzazione volte a sfavorire atteggiamenti e pratiche corruttive.
A queste campagne si sono aggiunte anche ulteriori azioni:
- Blocco dei vitalizi ai parlamentari condannati;
- Inserimento degli eco-reati nel Codice penale;
- Reato del voto di scambio politico mafioso;
- Decreto sulla libertà di informazione e accesso agli atti amministrativi.
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