Blocco aumento multe stradali e rottamazione cartelle: ecco cosa succede da gennaio 2023

Blocco aumento multe stradali e rottamazione cartelle: ecco cosa succede da gennaio 2023

Stop all’incremento delle multe stradali. I Comuni potranno decidere se rottamare o meno le cartelle delle multe pregresse.

La legge di Bilancio ha certificato il blocco dell’aumento delle multe stradali per il 2023. Il potenziale aumento viene, di fatto, scongiurato, congelando gli importi delle effrazioni per i prossimi due anni.

A partire dal 1° gennaio 2023, gli importi delle multe sarebbero dovute aumentare del 15,6%, un incremento considerevole e che comunque viene solo rinviato, dal momento che è previsto che il Codice della Strada, ogni due anni, adegui il valore delle sanzioni pecuniarie all’inflazione registrata nel biennio precedente, adeguando gli importi all’andamento dei prezzi al consumo rilavati dall’Istat.

Dopo svariati appelli mossi dalle organizzazioni dei consumatori (Assoutenti e Codacons) e dall’Associazione della Polizia stradale Asaps, il governo ha deciso congelare per il 2023 e il 2024 i rincari.

Con una norma dedicata, il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha bloccato gli importi delle multe stradali, in virtù “dell’eccezionalità dell’attuale situazione economica”.

Tra le novità presenti nel testo della manovra approvata il 29 dicembre 2022 c’è la rottamazione delle cartelle sulle multe pregresse. Lo stralcio si riferisce alle sanzioni sotto i 1.000 euro e viene stabilito che a decidere se le multe del passato debbano essere pagare saranno i singoli Comuni.

Come viene calcolato l’aumento degli importi delle multe stradali

L’art. 195 del Codice della Strada, al terzo comma, specifica che:

“... La misura delle sanzioni amministrative pecuniarie è aggiornata ogni due anni in misura pari all’intera variazione, accertata dall’Istat, dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (media nazionale) verificatasi nei due anni precedenti. All’uopo, entro il 1 dicembre di ogni biennio, il ministro della giustizia, di concerto con i ministri dell’economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, fissa, seguendo i criteri di cui sopra, i nuovi limiti delle sanzioni amministrative pecuniarie, che si applicano dal 1 gennaio dell’anno successivo...”.

Gli importi delle multe stradali vengono rivalutati ogni due anni e modificati sulla base di diversi fattori, tra cui il Foi, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Al crescere dell’indice Foi aumenta anche la spesa media.

Sulla base del Foi, il ministro della Giustizia, coadiuvato dai ministri dell’Economia e delle Finanze e delle Infrastrutture e Trasporti, avrebbe dovuto aggiornare, proprio a dicembre scorso, i nuovi minimi e massimi delle sanzioni pecuniarie, da applicare dal 1° gennaio 2023.

Ad essere preso in considerazione sarebbe stato l’indice di novembre 2022 che, fanno sapere dall’Istituto, ha segnato un rialzo del 15,6%, una percentuale che, se applicata, avrebbe avuto un impatto molto forte su tutte le sanzioni.

Aumento multe scongiurato per il 2023/2024

Qualora il governo Meloni avesse deciso di applicare l’aumento, ebbene, questi sarebbe stato il più alto mai raggiunto.

Solo a gennaio 1997 era stata disposta una variazione del 17,5% che però era stata calcolata su quattro anni, anziché su due. In seguito, le variazioni percentuali erano rimaste tra un +0.1% a inizio 2017 e un +5,5% a inizio 2013.

Con il decreto ministeriale del 31 dicembre 2020, data dell’ultimo aggiornamento, c’era stata una diminuzione pari a 0,2%, applicato dal 1° gennaio 2021. Un unicum.

Con il decremento del 2021 e il blocco per il 2023/2024, sono sei anni che gli aumenti non vengono applicati (1° gennaio 2019-31 dicembre 2024).

Di quanto sarebbero aumentate le multe?

Se il governo e il Mims non fossero intervenuti, le multe sarebbero state cospicue. Facciamo qualche esempio per capire meglio cosa sarebbe successo da gennaio 2023 e di quanto sarebbero stati gli aumenti:

  • Da 42 a 49 euro per il classico divieto di sosta in area vietata;
  • Da 83 a 96 euro per il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza;
  • Da 165 a 191 euro per la guida con telefono e per la sosta in stalli per invalidi;
  • Da 167 a 193 euro per il passaggio del semaforo con luce rossa;
  • Da 173 a 200 euro per la circolazione senza la revisione;
  • Da 543 a 628 euro per la guida in stato di ebbrezza alcolica con tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 g/l;
  • Da 845 a 977 euro per l’eccesso di velocità di oltre 60 km/k rispetto al limite massimo consentito;
  • Da 866 a 1.001 per la mancanza di copertura assicurativa;
  • Da 5.100 a 5.896 euro per la guida senza patente o con patente di categoria.

Rottamazione cartelle multe pregresse

Non solo blocco degli aumenti delle multe. La legge di Bilancio 2023 ha inserito un’importante novità che riguarda le sanzioni pregresse, vale a dire le cartelle esattoriali emesse in seguito al mancato o insufficiente pagamento delle sanzioni.

In un primo mento si era parlato di un condono generalizzato, ma così non è stato. Per quanto riguarda le sanzioni amministrative, comprese le multe per infrazioni stradali, diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o di obblighi di natura contributiva o previdenziale, la definizione riguarda prettamente gli interessi e le somme maturate a titolo di aggio.

La rottamazione delle cartelle delle multe pregresse riguarda solo i debiti, dovuti alla mancata riscossione, tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015 e somma in sospeso non deve superare i 1.000 euro complessivi, comprensivi di capitale, interessi e sanzioni.

La rottamazione riguarda solo gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo, le relative sanzioni e i corrispondenti interessi di mora e non il capitale.

La novità più importante è che saranno gli enti locali, ovvero i Comuni o le conurbazioni di Comuni, a decidere se ricorrere a questa opzione. In altre parole, saranno gli enti locali a stabilire se annullare i crediti dovuti dai cittadini, come le multe stradali, o rinunciare allo “stralcio” per cercare di riscuotere almeno una parte della somma dovuta.

Gli enti locali potranno non applicare la norma e potranno farlo entro il 31 gennaio 2023 e dovranno stabilirlo con uno specifico provvedimento. A prescindere da questo, dal 1° gennaio al 31 marzo 2023 è sospesa la riscossione dell’intero ammontare dei debiti.